top of page

Waterfront Palermo

2004

Articolo la Sicilia Michele Guccione “ una volta tanto una mostra che farà parlare di sé molto a lungo. Fosse solo perché alcuni giovani architetti hanno trovato in un sol colpo e con estrema semplicità la soluzione ad annosi problemi su cui si sono arrovellati i massimi esperti di urbanistica sfornando le più contorte macchinazioni progettuali possibili.” Questo scriveva l’11 luglio 2004

 Il progetto si può cosi sintetizzare

Nel febbraio 2004 con altri (Carmela Condurso Massimiliano Giudice) vince il concorso nazionale d’idee “Sistemazione del Waterfront a completamento della variante del piano regolatore del porto di Palermo”;

L’intervento progettuale proposto prevede la riqualificazione funzionale dell’intera area costiera e da li la penetrazione all’interno attraverso la realizzazione di una struttura continua e permeabile che si delinea come il nuovo asse portante del sistema città.

Ciò che si è ipotizzato è la sovrapposizione di una struttura lineare alla città esistente che può essere vista come unitaria solo nella sommatoria e nel collegamento dei suoi nuclei che vengono serviti ai margini.

Il nuovo asse attrezzato non intercetta la città ma si collega ai suoi confini attraverso un sistema di attraversamenti pedonali e parcheggi di sosta per i quartieri.

Le nuove unità policentriche devono porsi come riferimenti visivi spaziali del quartiere e della città nel suo complesso, devono costituire elementi pubblicitari e di orientamento per il cittadino.

Si deve poter identificare il centro del nuovo intervento come elemento pregnante e direzionale dello spazio.

Dal centro si dipanano delle maglie verdi che costituiscono radici e funzioni all’interno del quartiere e ne attraversano la quota a piano terra: edifici rigenerati per una funzione pubblica diventano, ai diversi piani, estensione delle aree a piano terra, si devono trovare spazi pubblici anche alle quote più elevate della città.

Le grandi aperture all’interno degli edifici permettono la continuità del verde e dello spazio; il verde penetra all’interno degli edifici ed è da questi circondato; continua all’interno degli edifici, così le piazze diventano la parte pavimentata del parco.

Il progetto, così come da noi formulato, cerca di eliminare la sensazione di “scatola” della città.

Il nuovo asse attrezzato riconfigura il rapporto, da lungo tempo negato, tra la città e la sua costa attraverso una serie di interventi puntuali nelle aree ritenute più significative che prevedono un insieme integrato di nuove architetture di servizio, strutture ludico-funzionali  ed anche un sistema di parchi che nella sua sommatoria appare continuo e lineare che dà l’idea, a chi arriva via mare, di una città immersa nel verde.

 L’intervento progettuale proposto prevede, da un lato, la riqualificazione funzionale dell’intera area costiera, dall’altro, la ridefinizione dei rapporti tra il porto e la città che vive alle sue spalle, attraverso la realizzazione di una struttura continua e permeabile che si delinea come il nuovo asse portante del sistema città nell’area attorno al porto e nei quartieri limitrofi. La nostra ipotesi individua questo asse con la linea continua della costa che dal porticciolo di Sant’Erasmo, attraverso il Foro Italico, la Cala, il molo trapezoidale ed il porto, arriva all’area del vecchio scalo Sampolo, permettendo di collegare l’intera area dell’Autorità Portuale con i sistemi di trasporto viario e metropolitano.

Il nuovo asse attrezzato riconfigura il rapporto, da lungo tempo negato, tra la città e la sua costa ridisegnandone lo skyline attraverso una serie di interventi puntuali nelle aree ritenute più significative che prevedono un insieme integrato di nuove architetture di servizio, strutture ludico-funzionali  ed anche un sistema di parchi che dà l’idea, a chi arriva via mare, di una città immersa nel verde.

Un agile sistema viario, che spesso si sottomette al piano di campagna per non dare vita a forti cesure nel tessuto urbano, ed in generale l’intero sistema dei trasporti, connette la città storica all’area oggetto d’intervento consentendo di percepire l’impianto, anche se esteso, come unitario. Lungo il nuovo asse si sviluppa un sistema di strutture ricettive di diversa natura.

Un agile sistema viario, che spesso si sottomette al piano di campagna per non dare vita a forti cesure nel tessuto urbano, ed in generale l’intero sistema dei trasporti, connette la città storica all’area oggetto d’intervento consentendo di percepire l’impianto, anche se esteso, come unitario. Lungo il nuovo asse si sviluppa un sistema di strutture ricettive di diversa natura.

un auditorium, la stazione della metropolitana, gli uffici delle società di navigazione ed un parcheggio multipiano lungo la via Francesco Crispi dove l’autorità portuale prevede il terminal Ro-Ro e trova posto anche  la nuova sede per l’Autorità Portuale, la foresteria marittimi e la nuova torre di controllo nei  silos per le granaglie rifunzionalizzati;

si costituiscono nuove unità policentriche che devono porsi come riferimenti visivi spaziali del quartiere e della città nel suo complesso, devono costituire con il loro materiale costitutivo e la loro forma elementi pubblicitari e di orientamento per il cittadino. Dalle diverse aree dei quartieri si deve poter identificare il centro come elemento pregnante e direzionale dello spazio, non concluso ma che si espande visivamente nel quartiere. La città attorno, già esistente, deve rigenerarsi attraverso un processo di sedimentazione e di sovrapposizione di nuove strutture che si estendono nello spazio pubblico.

Dal centro si dipanano delle maglie che costituiscono radici e funzioni all’interno del quartiere e ne attraversano la quota a piano terra: aree verdi nelle aree abbandonate devono formarsi, edifici rigenerati per una funzione pubblica devono diventare, ai diversi piani, estensione delle aree a piano terra, si devono trovare spazi pubblici anche alle quote più elevate della città. La percezione della funzione pubblica deve attraversare i muri .

Le nuove strutture centrali da noi progettate sono state pensate come necessarie alla città intera in quanto specializzate e complementari tra loro L’unico processo possibile per la nuova organizzazione della città consiste, infatti, nel definirne gli scopi nelle varie parti e sezioni nel dare un obbiettivo e una finalità a ogni area del progetto per costruire un sistema di centri urbani immersi nel verde che sfruttano le ampie possibilità date dalla presenza di vuoti urbani e di aree degradate di forte interesse economico.

Costruire dei centri funzionali e pedonali ben collegati tra loro dai mezzi pubblici, aperti, facilmente raggiungibili ed attraversabili dalla mobilità pedonale tra le sue maglie, in cui gli edifici e gli spazi pubblici si compongono in un unità fluida e in cui non esistono cesure tra gli spazi ma l’interno e l’esterno delle costruzioni sono l’estensione l’uno dell’altro piuttosto che il disegnare la città per scatole omogenee e chiuse è l’obbiettivo strategico della nostra proposta di innovazione della città. L’idea fondamentale è quella della città fluida in cui le architetture come masse si espandono con la loro materia nello spazio e lo sagomano. In questa visione gli alberi e la natura sono parti costruite del luogo come gli stessi edifici. In questo senso, l’idea del nostro progetto è che la città può essere rigenerata da un processo di denuclearizzazione delle sue funzioni e dal loro ricostruirsi in unità policentriche collegate da un asse strutturato e da un sistema rapido di trasporti.

Gli oggetti diventano memoria e luogo con la loro consistenza materica, noi percepiamo lo spazio non come forma in sé ma come evoluzione continua della materia che può essere vista mai costante ma in relazione al nostro punto di vista e allo spazio e al nostro umore.

il molo trapezoidale e le sue nuove strutture costituirebbero l’unica possibilità di creare nuovi servizi nel centro storico che altrimenti al suo interno non potrebbe avere per la mancanza di spazio e ciò avverrebbe senza intaccare l’essenza storica della città ma collocando ai margini le nuove attrezzature e un nuovo centro.

Quando la maglia compatta della città ottocentesca lascia il posto ad una maglia informe e priva di struttura di nuova formazione la città contemporanea diventa un sistema non solido che può facilmente essere attraversato e coinvolto dal processo di riorganizzazione della città.

Questo processo costituisce la città fluida, una città nella quale processi continui di trasformazione sono dati dalla commistione degli spazi e dallo sviluppo di una nuova città di servizi che non si costituisce con edifici ma con spazi che continuamente si incastrano con forme anche elementari nella città tradizionale.

Le grandi aperture all’interno degli edifici permettono la continuità del verde e dello spazio; il verde penetra all’interno degli edifici ed è da questi circondato; il parco continua all’interno degli edifici, le piazze sono al suo interno e in continuità e diventano la parte pavimentata del parco. Il progetto, così come da noi formulato, cerca di eliminare la sensazione di “scatola” della città.

Il rapporto tra lo spazio, l’uomo e l’architettura diventa fondamentale. Nel progetto dell’edificio dei nuovi circoli nautici, per esempio, le grandi masse murarie sono concepite come scatole separate da ampie vetrate, il che costituisce uno spazio continuo in relazione con l’esterno. Masse murarie colorate e di diverse proporzioni indicano dei limiti alla scatola e permettono di misurare lo spazio.

Progettisti Carmela Condurso Giovanni Lucentini Massimiliano Giudice

collaboratori all. ing. Giuseppe Marzullo, Arch. Vincenzo Porfido, All, Ing. Fabio Torregrossa, Ing. Francesco di Paola

consulenti Ing. Eugenio Bordonali, Agr. Annibale Sicurella, Arch. Isabella Doro, Arch. Marina Castiglione, Arch. Mario Martelli.

Progetto febbraio 2004

 

Giovanni Lucentini Piccolo studio di architettura di 7 mq.

bottom of page